Dinanzi alla Commissione Tributaria competente il nostro Studio ha rappresentato un piccolo imprenditore al quale l'Agente della Riscossione, aveva notificato cartelle esattoriali euro 670.000,00. Il debito atteneva a questioni risalenti per presunti mancati versamenti Irpef, addizionale Irpef regionale e comunale, Iva e Ilor compresi tra gli anni 1994 e 1996. Nel tempo, si erano così succeduti vari pignoramenti, che hanno fatto proliferare il debito in modo esponenziale, passando dagli originari 160.000,00 euro circa (tra l'altro anche questi in buona parte non dovuti) alla esorbitante somma di 670.000,00 euro; la differenza è data da sanzioni, interessi e aggio e costi vari. E' di tutta evidenza che uno Stato che intende, legittimamente, recuperare le somme dovute dagli imprenditori, che sempre più spesso versano in stato di difficoltà nell'ambito della loro attività lavorativa, non può di certo gravare i debitori di oneri così esosi da rendere impossibile il pagamento del debito, tra l'altro non concedendo piani rateali proporzionati alle somme richieste. La Commissione adita ha accolto la nostra tesi, corroborata dalla Suprema Corte, che stabilisce che gli avvisi di accertamento hanno natura amministrativa e per questo motivo non hanno l'attitudine ad acquisire forza di giudicato essendo di formazione unilaterale, pertanto soggetti alla prescrizione quinquennale e non decennale, come spesso viene deciso da alcune Commissioni Tributarie. Per questo motivo diciamo sempre ai nostri clienti che prima di pagare gli importi richiesti dall'agente di riscossione è necessario verificare la effettiva dovutezza delle somme pretese. Nella nostra esperienza sul campo, comprovata dai provvedimenti ottenuti frequentemente, abbiamo riscontrato che il debito è abbattibile di una percentuale assai importante. Per approfondimenti consulta il sito: https://www.studiolegaledmg.it