Studio Legale Bologna
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Studio Legale Di Maso

#PENALE #TRIBUTARIO #AER: Il nostro studio ha ottenuto il dissequestro dei conti correnti di un cliente. Il sequestro preventivo era stato disposto dalla Procura su istanza della Guardia di Finanza a seguito di presunta evasione.

Un nostro cliente subiva il sequestro preventivo su diversi conti correnti in quanto, secondo gli organi inquirenti, all'epoca dei fatti, agendo in qualità di titolare della ditta individuale, allo scopo di evadere le imposte sul reddito unitamente a quelle sul valore aggiunto per un valore complessivo pari a circa € 90.000,00, indicava nelle relative dichiarazioni elementi passivi fittizi, avvalendosi, secondo le autorità, di fatture emesse in relazione ad operazioni inesistenti. Il sequestro interveniva a seguito di accertamenti condotti dalla Guardia di Finanza, la quale, si attivava in seguito alle segnalazioni ricevute dall'Agenzia delle Entrate. Il controllo scaturiva da una verifica fiscale indirizzata al soggetto che aveva fornito merce al nostro cliente tutta regolarmente fatturata e saldata mediante bonifici bancari, ma quest'ultimo è risultato poi essere un evasore totale. Tali fatture, dato il contesto ed il soggetto dal quale venivano emesse, successivamente sono state contestate nei confronti del nostro assistito, con l'accusa di "essere emesse in relazione ad operazioni inesistenti". Per questi motivi gli organi inquirenti sequestravano dai conti correnti del cliente una somma pari a circa € 60.000,00. Appurati i fatti le difese svolte dallo studio sono state implementate al fine di evidenziare la buona fede delle operazioni commerciali concluse e dunque la completa buona fede del nostro assistito. A tal proposito in primis veniva dimostrato il regolare pagamento delle operazioni commerciali contestate, avvenuto mediante bonifici bancari; in secundis la reale ed attuale esistenza delle ditta con la quale tali rapporti commerciali erano intercorsi ossia il soggetto che aveva emesso le fatture oggetto di giudizio. Dimostrando che parte della somma contestata al nostro cliente, a titolo d'imposta sul valore aggiunto, nonostante non fosse di sua spettanza, se non in virtù di quanto stabilito dal principio di solidarietà, era in corso di pagamento. Infatti, a conferma di ciò, si evidenziava che il nostro assistito aderiva alla procedura di accertamento con adesione avente ad oggetto proprio il pagamento dell'Iva non versata dal cedente ossia la ditta che aveva emesso le fatture contestate. Grazie alle difese svolte il Giudice delle Indagini Preliminari ha rilevato che si trattava di operazioni contrattuali "realmente svolte" come peraltro rilevato nell'accertamento in adesione. "Di conseguenza deve escludersi la gravità indiziaria sia in ordine alla inesistenza delle operazioni rappresentate in fattura, sia in ordine, soprattutto al dolo specifico di evasione d'imposta. Pertanto revoca il sequestro preventivo disposto nel presente procedimento e dispone il dissequestro e la restituzione agli aventi diritto di tutto quanto in sequestro". Nonostante la vicenda nei fatti fosse molto articolata, siamo riusciti ad evidenziare pragmaticamente la totale buona fede del nostro assistito. Invero i sequestri preventivi effettuati dall'autorità penale, a valle di vicende tributarie, cagionano al soggetto che li subisce diverse difficoltà su tutte: l'indisponibilità di beni mobili e immobili e danni per quanto concerne il rating del sistema bancario. Per questi motivi occorre rivolgersi ad esperti del settore i quali saranno in grado, laddove sia possibile, di manifestare l'estraneità ai fatti in ordine ai reati tributari contestati. Per Info: https://www.studiolegaledmg.it