In questi giorni non c'è stato un solo momento in cui i mass media o la gente comune non abbiano ascoltato e/o pronunciato la seguente parola: #M.E.S. acronimo di Meccanismo Europeo di Stabilità. Ma procediamo per gradi e facciamo chiarezza: Cos'è il M.E.S.? Precisamente si tratta di un meccanismo di stabilità ovvero di un fondo monetario "salva Stati" nato nel 2012, grazie a modifiche apportate al Trattato di Lisbona, a cui possono accedere tutti i Paesi Europei in difficoltà economica mediante la fruizione di prestiti singolari. Per capire meglio come "funzioni il M.E.S." possiamo individuare 3 fasi distinte: 1- Lo Stato in difficoltà avanza al Presidente del Consiglio dei governatori del fondo salva-Stati richiesta di assistenza 2- Il MES chiede alla Commissione UE di valutare lo stato di salute del Paese che ha chiesto aiuto e di definire il suo fabbisogno finanziario. In questa fase l'esecutivo comunitario e la BCE (e se necessario il FMI) analizzano se la crisi di quello Stato può contagiare il resto dell'Eurozona. 3- Dopo la valutazione, l'organo plenario del MES decide di agire e aiutare il Paese in difficoltà (il tutto più o meno nell'arco di 7 giorni dalla data di presentazione della richiesta formale di assistenza) con prestiti. Recentemente l'Europa ha deciso di riformare l'istituto del M.E.S. ed è proprio questa eventualità che ha acceso nelle ultime ore un profondo dibattito in Italia. Dettagliatamente le "nuove condizioni" su cui tanto si sta discutendo sono le seguenti: 1)non essere in procedura d'infrazione; 2) vantare un deficit inferiore al 3% da almeno due anni; 3)avere un rapporto debito/PIL sotto il 60% (o, almeno, aver sperimentato una riduzione di quest'ultimo di almeno 1/20 negli ultimi due anni, insieme ad un'altra serie di paletti non facilmente giudicabili a livello oggettivo. In sintesi questo è quanto, ovviamente la pandemia derivanti dal #COVID19 ha sospeso ogni analisi della questione e tutto è stato differito a data da destinarsi.