Con la sentenza numero 15188/2017, la Cassazione ha stabilito: "È da ritenere del tutto sicuro che l'onere recato dalla commissione di massimo scoperto esprima un costo del credito; e che, in quanto tale, lo stesso vada inserito nel conto delle voci rilevanti per la verifica dell'eventuale usurarietà dei negozi conclusi dall'autonomia del privati." (Cass. n. 12028 del 2010; 28743/2010; 46669/2011).
Alla luce di tale orientamento, oggi prevalente, ai fini del calcolo del TAEG e dell'usura dovrà tenersi conto anche della CMS, considerabile a tutti gli effetti un vero e proprio costo legato all'erogazione del credito.
Tale impostazione si discosta dalla nozione civilistica di interesse per accogliere invece il più vasto concetto di costo del finanziamento (espresso dal TAEG), così come previsto all'art 644 cp.
Non è un errore affermare che spesso nei contratti bancari il costo che effettivamente deve sopportare il cliente non si limita soltanto agli interessi nominalmente intesi, ma soprattutto a spese di istruttoria, assicurazione, intermediazione, rinegoziazione, chiusura rapporti, etc., ovvero da tutta un serie di oneri che incidono in maniera importante sul costo complessivo del finanziamento. Tra questi costi la Cassazione fa rientrare anche la CMS.
In altre parole, la promessa usuraria comprende tutte quelle fattispecie che, anche se meramente eventuali, possono comportare il pagamento di un costo usurario, a prescindere dal verificarsi o meno, proprio perchè rilevante è il momento della promessa, ossia il momento in cui il contratto bancario è sottoscritto.
Pertanto, nel calcolo relativo all'effettivo costo del rapporto bancario addebitabile al cliente, la Commissione di Massimo Scoperto dovrà essere sommata a tutte le altre voci ed il costo totale confrontato con i Tassi Soglia Usura.