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#COVID19 #IMPRESE, MISURE URGENTI PER UN RITORNO ALLA NORMALITA'

In conseguenza dell'emergenza Covid-19 un grandissimo numero di imprese che prima erano in condizioni di normale esercizio ha necessità di liquidità. A questa necessità i vari Stati europei stanno rispondendo con vari interventi raggruppabili in tre grandi categorie: 1) prestiti d'emergenza direttamente o indirettamente garantiti dallo Stato; 2) sospensione dei meccanismi automatici che impongono agli amministratori di società di arrestare la gestione in presenza di crisi (istanza di fallimento, responsabilità civile, cause di scioglimento); 3) congelamento (in varia misura) dei procedimenti miranti alla dichiarazione di fallimento (comunque denominato) di imprese che siano in crisi solo per effetto dell'emergenza. L'Italia ha già adottato le misure di cui al tipo 1), prevedendo un congelamento fino al 30 settembre 2020 degli affidamenti goduti dalle imprese e la sospensione dei rimborsi di prestiti e leasing fino alla stessa data, con garanzia pubblica pari al 33 per cento degli importi oggetto delle misure (art. 56 decreto legge "Cura Italia"). Sono allo studio, inoltre, le misure per evitare il fallimento delle aziende Il problema: al di là della liquidità, la capitalizzazione Queste misure sono indispensabili e urgenti, ma non possono – da sole – risolvere il problema. La crisi produrrà perdite più o meno gravi alle imprese e dunque, al di là dell'emergenza sulla liquidità, produrrà un bisogno di capitale di rischio per molte di esse. Infatti, da un lato è improbabile che tutte le imprese che si avvalgono della proroga di cui all'art. 56 del d.l. "Cura Italia") possano far fronte alle scadenze al 30 settembre (e dunque il problema è allo stato solo rimandato), dall'altro lato è verosimile che per uscire dalla crisi le imprese possano aver bisogno di nuovi finanziamenti in aggiunta a quelli già goduti alla data di entrata in vigore, ai quali potrebbero doversi sommare i rimborsi delle anticipazioni dei crediti insoluti. Per tali nuovi finanziamenti, che per comodità definirei "Prestiti Covid", verosimilmente non sussiste oggi il merito creditizio. In sostanza, per le imprese si pone: 1) un problema di liquidità a brevissimo termine; 2) un non meno grave problema di capitalizzazione a medio termine. Le banche non possono da sole risolvere né il primo né il secondo problema, se non con concessioni di credito che espongono a rischi la stabilità della banca. Una possibile strada potrebbe essere la concessione di crediti con garanzia pubblica. In questo modo lo Stato si impegnerebbe in modo indiretto, solo una parte del capitale oggi necessario a far ripartire le imprese, senza le complessità e i verosimili ritardi legati a un intervento di finanziamento diretto delle imprese e queste ultime avrebbero, la disponibilità di capitale a lungo termine pur non avendo il necessario credito bancario.